martedì 10 ottobre 2017

I miei quaranta laddove finisce il mondo!

Un flashback, non faccio che tornare alla memoria di quei giorni. Quest'anno erano quaranta, eppure non è una giornata simbolica a segnarti, ma lo sono le riflessioni che si trascina con sé, i bilanci del passato ed i sogni ancora chiusi nel cassetto. Allora cominci a pensare se questa tappa debba essere festeggiata o se debba passare in sordina, perché, in fondo, stai solo invecchiando! Da lì è nata l'idea di un viaggio, che per me è sempre grande esperienza di arricchimento.
E' vero, come mi dice spesso mio marito, che non preparo mai a fondo il viaggio, non studio tutto nel dettaglio... lo so, ma adoro quella sensazione di inaspettato che ti inebria. Ed è così che si è tradotto il giro in Sri Lanka, un viaggio verso una terra che ti porta al "confine", laddove di affacci a strapiombo e davanti a te si cela la natura in tutta la sua magnificenza. Lo sguardo si perde, non riesce mai a catturare la panoramica che immensamente ti si staglia di fronte; ti entra dentro, ti cattura e vorresti abbracciarla, ma la stretta è incapace di afferrarla.
Atterriamo a Colombo, la capitale, di cui ricordiamo solo il clima estremamente umido della notte. L'indomani mattina ci viene a prendere il nostro driver, Rihan, un giovane ragazzo cingalese, che, oltre ad accompagnarci in questa avventura, ci racconterà anche tanti aspetti socio-culturali del suo paese. Prima di partire ci siamo più volte chiesti se fosse opportuno rivolgersi ad una terza persona o se muoverci autonomamente, ma una volta immersi nel traffico, abbiamo compreso che non saremmo riusciti facilmente a districarci nella guida folle e spericolata del posto. Nonostante tuk-tuk e macchine di bassa cilindrata, la guida è ancora più pericolosa che in Arabia Saudita. Essendo partiti da Dammam, il primo colpo d'occhio è stato il verde lussureggiante del paesaggio intorno a noi. I primi stop lungo la strada sono per abbeverarci e sorseggiare latte di cocco tagliato all'istante
e magari lanciare lo sguardo verso l'alto, verso quel Budda eretto in cima alle montagne.
Un lungo attraversamento per raggiungere la costa nord orientale del paese, Trincomalee. Un luogo suggestivo per le acque del suo meraviglioso mare.
Scendiamo subito in spiaggia e passeggiando rimaniamo colpiti da un gruppo di pescatori che tira delle corde verso l'interno, ritmicamente si cambiano di turno ed il primo della fila torna in fondo.
Mio marito imbraccia una simpatica scimmietta dispettosa, che tenta di rubargli gli occhiali e qualche tratto più avanti veniamo fermati da un gruppo di istruttori di snorkeling che ci convincono a seguirli, nonostante la mia resistenza per le mie stentate capacità natatorie. Pedissequamente guidata anche nella respirazione, faccio una delle esperienze più belle della mia vita, affacciarsi sulla barriera corallina ed osservare quel variegato mondo sommerso è incredibile. Dei pesci variopinti e coloratissimi, rimango colpita dalla loro fluorescenza, quasi sconosciuta nella natura del  mondo terreno. Sembravo Alice, che calatasi al di sotto delle acque incontra un mondo fantastico, continuando ad indicare tutto ciò che di sconosciuto mi appariva di volta in volta. Mi spavento alla vista delle murene e mi metterei a seguire i branchi di migliaia di piccoli pesci che si muovono all'unisono.
E' l'indomani mattina che ci svegliamo prestissimo per goderci le luci dell'alba, dai colori tenui, dai riflessi sul calmo ondeggiare delle acque
e dal risuonare di una musica. Pensavamo fosse organizzata dalla nostra struttura alberghiera ed invece capiamo che il suono proviene da altrove. Veniamo attirati da questo rilassante richiamo e scopriamo in fondo alla spiaggia un piccolo villaggio di pescatori di religione buddista. E' un suono che concilia il risveglio ed incita ad iniziare una fruttuosa giornata. Ci fermiamo, ci separa una striscia di mare, ma ci sentiamo inclusi in questa fervente atmosfera. Ed ecco la prima distanza, un mondo diverso, un mondo fatto di musica, di note, di incensi sempre accesi, di rintocchi, ma anche di dignitosa fatica.

 
Una certa vena spirituale ci ha accompagnati durante la mattinata per vedere i templi di questa città. Scopriamo che è una giornata di festa per gli induisti che si riversano lungo le strade in festanti processioni, per raggiungere i luoghi sacri. Vestiti a festa, con tessuti dai colori sgargianti, molto spesso portano in capo delle ceste di frutta (di solito offerta alle divinità) o si decorano con delle piume di pavone.



Queste colorate architetture, spesso erette alla base di alberi imponenti, che spiccano colorati verso il cielo,
ricoperte di immagini divine o di figure animali, vanno visitati a piedi scalzi. Ogni dettaglio è fortemente simbolico e significativo.  Allo Sri Pathrakali Amman Temple, abbiamo assistito ad una celebrazione, con sottofondo di musica suonata con shanai (uno strumento a fiato che appartiene alla famiglia dell'oboe, il cui suono è ritenuto propiziatorio) e tamburo.
Abbiamo assistito ad un lungo rituale di abluzione, di accensione di incensi ed offertorio.

Altro tempio meraviglioso è il Koneswaram temple, che sorge nella parte alta della città, all'interno delle mura di cinta dell'ex colonia olandese. Ai piedi dell'altura dei campi che ospitano dei dolci cerbiatti, mentre in alto si ha tutta la bellezza delle scogliere che cadono vertiginose nel mare. E' luogo di venerazione di Shiva.


Nel corso della storia il complesso è stato più volte ristrutturato ed ampliato dai vari reali e devoti. Il tempio è rimasto in rovina fino al 1950 quando alcune antiche statue appartenenti alla gloriosa storia di questo luogo tornarono a vedere la luce in un cantiere della zona. Nel 1956 poi, un subacqueo scoprì alcune rovine del tempio che giacevano sotto la superficie del mare e che presto diventarono uno dei luoghi al mondo più fotografati dagli appassionati di sub. Quello che vediamo oggi è il tempio restaurato e inaugurato nel 1963; da allora riveste un ruolo di primo piano per la comunità hindu dello Sri Lanka.

E' qui che conosciamo questo papà con il figlio che portano in dono una gallina. Il papà ci spiega che sono in visita per onorare un voto, il piccolo aveva una grave malattia al fegato, da cui è stato guarito. L'offerta è in risposta all'intercessione delle divinità alla salvezza del bambino.  
Allontanandoci, a pochi minuti dalla costa approdiamo su un'isola piccola e selvaggia, Pigeon Island. Si tratta di uno del parchi marini nazionali dello Sri Lanka.
Possiede una meravigliosa spiaggia: una distesa di coralli bianchi.
Tutto intorno le acque nascondono la bellezza della barriera corallina. La trasparenza delle acque dona visibilità anche ad occhio nudo già a riva, con moltitudini di pesciolini che giocano a rincorrersi. L'aspetto selvaggio viene, poi, accentuato dalle numerose rocce smussate dal tempo.

mercoledì 27 settembre 2017

"Un passo importante nella giusta direzione"

"Un passo importante nella giusta direzione"... è il caso di dire che per una volta mi sento d'accordo con un commento statunitense ad un qualcosa accaduto in Arabia Saudita. Sono le parole del Segretario Generale delle Nazioni Unite dedicate all'approvazione di un importantissimo decreto da parte del Re Salman. Siamo ad una svolta epocale che permetterà alle donne di guidare in Arabia Saudita!

Il divieto per le donne di guidare nasce con il wahabismo, che e' la religione di Stato di questa nazione. L'Islam non ha, a differenza del Cattolicesimo, ad esempio, una struttura di riferimento che guidi il fedele nell'interpretazione dei libri sacri. Questa circostanza permette a vari personaggi e a varie scuole di pensiero di dare alle parole del Corano e del Profeta Maometto le interpretazioni più svariate con le conseguenze più disparate. Questa corrente persegue un'interpretazione severa del Corano e della Sunna, combatte le tradizioni popolari e/o consuetudini religiose che non hanno, a loro modo di vedere, riscontro negli insegnamenti di Maometto.  Il Wahabismo è, quindi, anche l'imposizione di precise norme di comportamento: quelle comuni a tutti i musulmani (niente alcolici o carne di suino), più altre specifiche (non esibizione della ricchezza con gioielli o altro, niente vestizione di seta, la barba non più corta di una certa lunghezza ed i capelli non più lunghi di un'altra). Osservanze ancora più strette per le donne a cui e' imposto vivere coperte dalla testa ai piedi con stoffe scure. E' l'applicazione di un wahabismo di ispirazione medioevale che impedisce alle stesse di guidare la macchina, recarsi all'estero per studio, viaggiare se non accompagnate, svolgere alcuni lavori, essere ammesse negli ospedali senza il consenso tutoriale del marito o dei parenti.
 
La svolta, quindi, arriva dopo quasi un ventennio di dimostrazioni da parte di donne che hanno combattuto per richiedere un'emancipazione dei propri diritti e che in tutta risposta hanno ottenuto la carcerazione. Queste dimostranti hanno oggi esultato su Twitter con slogan che inneggiano all'inizio di una nuova era per il paese. Oggi, tutte noi donne expat ci siamo sentite fortemente solidali ed esultanti con le donne locali, noi che vediamo in maniera ancor più accentuata e a volte soffriamo la loro, e di riflesso la nostra, mancanza di indipendenza. Però, conoscendo questa società, andrei cauta sulle modalità di applicazione del decreto, che non specifica quali saranno i dettagli di attuazione. Non è chiaro se questa possibilità verrà concessa solo alle donne oltre i quaranta anni di età. In termini temporali si parla di giugno 2018, riservando i mesi che intercorrono per creare scuole guida, permettere alle donne di prendere la patente e di formare la polizia locale su come approcciare le donne in caso di controlli/incidenti. Quest'ultimo aspetto organizzativo potrebbe far sorridere, ma fa parte delle problematiche di una società che è fortemente radicata sulla divisione di genere. Di sicuro, come viene da più parti ribadito, il vera significativa indipendenza verrà conquistata con l'affrancamento della donna dalla figura del tutore.


Non sono mancate condanne a questa apertura, sopratutto da parte degli anziani teologi wahabiti.
E', a tal proposito, della scorsa settimana un offensivo pronunciamento di uno sceicco che si riferiva alle donne come a delle inabili alla guida perché esseri con limitate capacità intellettive.
Eppure sembra il tutto sia in linea con una politica di "svecchiamento" iniziata con la recente ascesa al potere del giovane principe Mohammed bin Salman, di 32 anni.  Anche qui occorre ricordare che si tratta di una società con un forte senso di patriarcato, dove è fortemente radicato il rispetto per gli anziani. Questo vento di apertura era stato anticipato alcuni giorni prima con la concessione alle donne di poter accedere allo stadio in occasione dell'87 anniversario dalla fondazione del regno.

Si è scatenata da sempre tanta ironia su questa rigida restrizione, unica al mondo. Uno di questi è un video piuttosto conosciuto che gira su Youtube, realizzato da un attivista saudita, "No woman, no drive": https://www.youtube.com/watch?v=aZMbTFNp4wI
Ed anche in questa circostanza tante le immagini circolanti sui media: alcune fanno ironia sulla tipologia di macchina che potrebbe circolare

 
 
altre fanno ironia sulla separazione di genere sulla carreggiata!

Parlando, invece, in termini più seri di tale riforma, molti leggono una mossa a scopo economico: permettere alle donne di guidare significherebbe per la popolazione non dover stipendiare un driver personale e quindi un conseguente risparmio familiare; i driver sono di solito personale expat di origine del sud est asiatico, che invia i propri guadagni alla famiglia di origine senza spenderli in Arabia Saudita; rendere le donne autonome negli spostamenti significherebbe immettere sul mercato un'ulteriore 50% di forza lavoro locale; ci sarà un boom economico nel settore automobilistico, che ha risentito negli ultimi anni della crisi e che invece sarà impegnato ad assumere nuovo personale, producendo anche un vantaggio fiscale per lo stato intenzionato ad imporre l'Iva a partire da gennaio 2018.
Io ho recepito la notizia con grande entusiasmo... è da un po' che scrivo che sento emergere segnali di cambiamento, anche se sussurrati, appena accennati, o malcelati. Da donna expat continuerò ad essere osservatrice curiosa, cauta se mi verrà data l'opportunità di guidare lungo queste strade, visto che la guida è davvero spericolata ed il tasso di incidenti è molto elevato. Immagino ci sarà un periodo di transizione difficile, dove non mi aspetto che tutte le donne saranno da subito intenzionate a prendere la patente e mettersi alla guida. Cambiare delle radicate abitudini sociali è un percorso lento, talvolta osteggiato, ma spero davvero di poterne essere testimone!  

giovedì 15 giugno 2017

Giugno: un mese singolare per il calendario saudita!

Quando cominci a vedere i gradi aumentare vertiginosamente capisci che è giugno...

Non è ancora il caldo umido di agosto (mi dicono!), ma all'esterno è difficile resistere! Lo sanno bene le piante che, nonostante la caparbia irrigazione, tendono ad appassire e seccarsi. Potete facilmente immaginare che è difficile incontrare donne in giro, costrette sotto abaya e niqab a soffrire rivoli di sudore.
Giugno segna spesso anche uno spartiacque per l'intero anno: per le famiglie di expat significa spesso decidere se proseguire la propria avventura in terra saudita oppure cambiare rotta, rientrando in patria o volgendo verso altri lidi. Ovviamente la scelta ricade su questo mese perché coincide con eventuali iscrizioni che agevolano la ricollocazione anche dei figli nei nuovi istituti scolastici. Quindi si trasforma, spesso, nel mese dei saluti degli incontri nati per caso dall'altra parte del mondo. Mi piace parlare di incontri, ci si stringe in amicizie che diventano, per un tratto di strada comune,  i tuoi riferimenti.

Ed è così che si moltiplicano i masalama party, le feste di saluto, di congedo da quella famiglia.


Spesso si ricrea l'atmosfera arabeggiante che ci si lascia alle spalle, quel paese in cui, una volta ottenuto l'exit visa, ovvero il documento di uscita definitivo, non è più possibile rientrare. E mi fa strano pensarlo soprattutto per coloro che qui hanno trascorso tanti anni di vita, che hanno visto nascere e crescere i propri figli, eppure lo status non cambia, non è possibile affondare radici. Allora masalama diventa un arrivederci, ma non nello stesso posto in cui ci si è conosciuti, ma in un qualsiasi altro luogo. E' una situazione davvero sui generis che rende tutti questi rapporti intensi, nel momento in cui si nascono legami, nel momento in cui ci si appassiona all'altro, alla sua diversità, personale o culturale, e poi li rende precari, fuggevoli. Per me è stata occasione di un lungo meditare, perché spesso ti inebri della bellezza altrui, ti lasci affascinare da alcune personalità e allo stesso tempo ti condanni a soffrirne. E' che l'accento è ancora più marcato sul qui ed ora, del godere di un tuffo in un'empatia a termine, in un dialogo appassionato, in una cena etnica, in un ballo esotico. Cosa ti lascia se non uno scambio, un ricevere gratuito, ma costruttivo, che comunque ti arricchisce e ti apre a nuovi orizzonti!

Quest'anno giugno ha, inoltre, coinciso con il Ramadan. Il mese che precede la settimana di Eid, durante il quale tutti i musulmani sono chiamati a digiunare nelle ore del giorno fino al richiamo della preghiera serale.

Tutto ciò ha un pesante risvolto sull'organizzazione logistica della vita del paese. Significa che tranne i supermercati aperti di mattina, gli altri negozi aprono, Inshallah, nel primo pomeriggio e poi alle nove di sera. Questo significa che se hai un appuntamento per una visita medica, ti recherai in ospedale a notte inoltrata!
Uno stravolgimento a cui si fa fatica ad abituarsi. Nonostante  il caldo cocente, è comunque chiesto a tutti di rispettare l'astensione a mangiare o bere in pubblico.
E' così che ci siamo ritrovati per strada a fare un po' di shopping in tarda serata con mio marito, imbattendoci in un meraviglioso e coloratissimo negozio tradizionale,



con tanto di cammello a dondolo!


In questo ricalcolo dei ritmi quotidiani ai musulmani è riconosciuto un orario lavorativo ridotto, permettendogli di riposare e non affaticarsi troppo, visti la mancata idratazione ed il prolungato digiuno. Il tramonto è segnale di ripresa di vita. Quando il sole comincia a calare ed il suono della preghiera richiama i fedeli, è possibile interrompere il digiuno, tradizionalmente con datteri e caffè.

Il cielo comincia ad oscurarsi, le luci si accendono, nei centri commerciali, lungo le strade, nel patio delle case.


E poi può avere inizio l'Iftar, il banchetto, spesso luculliano, della festa. Condiviso in famiglia, in casa, o nei locali addobbati a festa.

martedì 6 giugno 2017

Uno stop "mordi e fuggi" nella capitale

Il percorso prosegue verso la capitale, ad un centinaio di chilometri dagli "hidden canyons", Riad. La nomea di questa città non era delle più rosee: una città dai rigidi costumi e trafficatissima. Chissà, forse abbassare le aspettative aiuta a sentirsi gratificati dal poco che si incontra... Il caldo della città ci è sembrato più sopportabile per la ridotta percentuale di umidità, piuttosto verde rispetto alle città della Eastern Province ed il traffico nulla di mostruoso rispetto alle maldestre attitudini alla guida dei nostri locali.
Arriviamo in serata e decidiamo di goderci un po' di vita notturna. Già al calare del sole, gli altissimi grattacieli avanguardistici cominciano a colorarsi di luci. Le luci sono ovunque: lungo le strade, tra i rami degli alberi, ad accendere le insegne di negozi e locali. E' tutto uno sfavillio.


Avevo letto di un evento che avrebbe portato aspetti della cultura giapponese in esposizione a Riad.


Per due appassionati di Giappone l'evento suona davvero allettante. Eppure non è stata soltanto la mostra ad attrarci, ma soprattutto la curiosità di conoscere il centro culturale che l'avrebbe ospitata.  Un grande edificio molto curato, pullulante di gente, che nonostante un ingresso separato per genere, si ritrova all'interno del grande androne per girare ed immortalare con un selfie i vari stand.
 
 
Il respirare questo fermento, vedere tanta gente curiosa di conoscere l'altro da sé, è seme di una voglia latente di apertura. Sono stati chiamati artisti ad esibirsi, sono stati chiamati stilisti a presentare i loro kimono, i loro tessuti, sono stati chiamati abili realizzatori di origami, e simil geishe a far conoscere i passaggi della meravigliosa cerimonia del te'. Si respirava curiosità, voglia di conoscere: le donne accanto ai kimono, i bambini ad osservare la creazione degli origami, giornalisti che davanti ad una telecamera improvvisano un set per intervistare i protagonisti della serata. 
 
 
Torniamo in centro città, quasi accecati dai colori sgargianti della notte. Ne approfittiamo per andare da Eataly in una delle strade più trendy, piena di locali, di donne eleganti sotto un abaya che si comincia a profilare semi aperto!
Nel girovagare notturno, scorgiamo in lontananza l'Al Faisaliyah Center da una piazzetta non molto distante.
Ed eccoci di nuovo in questo miscuglio di modernità e tradizione, di futuristico e ancestrale: famiglie raccolte nel parco, intente ad acquistare dai truck che vendono cibo da strada, pronte per il loro picnic, come da consuetudine beduina. E allora viene steso il tappeto, appoggiati i cuscini per adagiarcisi ed il cibo è pronto per essere condiviso da tutti i familiari.
Lo spettacolo più colorato ce lo regala la nostra stanza di albergo. Stanchi, ci dilettiamo a scorrere visivamente lo sfumare delle luci della Kingdom Tower.
Al giorno seguente abbiamo dato un taglio socio-culturale, andandocene per musei che ospitano aspetti di storia e cultura saudita. Raggiungere questi musei ci ha permesso di intravedere antichi quartieri di case di fango color giallo ocra, decadenti e coperte di fascinosi anni di vita passati.
 
Ci apprestiamo ad acquistare i biglietti di ingresso al Masmak Fort, quando ci informano che l'ingresso è gratuito, accogliendoci con un caloroso benvenuto e suggerendoci la direzione da seguire per l'intero percorso. Costruita nel 1865, la fortezza nasce a scopo difensivo e passa attraverso il possesso di sultani diversi. E' solo nel 1980 che viene ristrutturata ed entra a far parte del King Abdulaziz HIstorical Centre.


Ospita al suo interno anche una moschea ed un pozzo. I soffitti sono coperti da foglie di palma dipinte, così come tutte le porte comunicanti del labirinto di stanze e cortili. Inoltre, il museo offre una mostra di armi antiche, costumi e manufatti agricoli.
 
 
Abbiamo trovato molto interessante una raccolta fotografica della vita che si svolgeva, inizio Novecento, all'interno del souq, non lontano dal forte,
 
e soprattutto l'immagine che racconta di dentisti che operano in spazi all'aperto con strumentazione davvero rudimentale!
Da un museo all'altro, arriviamo al più noto Museo Nazionale, costruito nel 1999 e diviso in 8 grandi sezioni espositive. Il concetto didattico alla base di questo museo è in parte diverso dal classico approccio tradizionale. Si dà minore enfasi a singoli oggetti di valore, presi nella loro unicità, tanto che non si distinguono le copie dagli originali. L'idea, infatti, è quella di non focalizzarsi sul singolo pezzo, piuttosto su ciò che quello che l'oggetto rappresenta, come esemplificativo ai fini della spiegazione di un concetto più ampio.
Si viene immediatamente colpiti dal frammento di un meteorite, ritrovato nel deserto di Rub al Khali, che apre la sezione dedicata all'Universo, al sistema solare, alle placche tettoniche, la geologia e la geografia della penisola araba  e lo sviluppo di flora e fauna.


Include anche degli scheletri di dinosauro.


Si passa poi ad una sezione dedicata alla storia dei diversi regni che hanno costituito l'Arabia Saudita identificandoli in tre età diverse.
Nel percorso si incontra poi una galleria dedicata all'Era Preislamica, intorno al 400 a.C., e l'accento è posto sui numerosi reperti di evoluzione negli scritti e nella calligrafia. E quindi l'era del profeta Maometto, con illustrazione della sua vita e della sua missione. E poi ancora l'influenza dell'Islam sull'Arabia Saudita ed il susseguirsi del Primo e Secondo Stato Islamico fino all'Unificazione. L'ultima immensa galleria è dedicata all'Hajj (al pellegrinaggio) e alle due Moschee Sacre (di Mecca e Medina).     
Al termine della nostra esplorazione ci dirigiamo verso il bar per prendere qualcosa da bere, ma l'inserviente non era al bancone e così ci cominciamo a guardare intorno. Anche una signora saudita si avvicina e trova l'inconveniente spiacevole, comincia ad informarsi e a sollecitare in arabo che qualcuno venga ad offrire il servizio. E' molto gentile con noi e si scusa per l'accaduto. L'incontro è valso a scambiare due parole. Informandoci delle reciproche città di provenienza, ad un certo punto ci guarda e ci confessa di provare un po' vergogna, perché nonostante fosse di Riad era la sua prima visita al museo. Ci spiegava di essersi resa conto dell'importanza del luogo solo dopo che la sorella era stata in visita con una delegazione di un'università londinese: poche parole ancora una volta esemplificative della nostra distanza culturale!
Ci rimettiamo in cammino, pensando che avremmo ancora un bel paesaggio da osservare, magari con una piacevole musica di sottofondo. Pochi chilometri più avanti, invece, ci aspetta una tempesta di sabbia che invade la strada e rende problematica la visibilità.